Orto botanico di Roma

All’Orto Botanico di Roma si prova la sensazione di non essere in città, ma altrove. Sono complici le piante, provenienti da ogni angolo del pianeta, che rendono il paesaggio romano esotico, ma è anche la storia che conduce lontano. Prima di diventare un Orto Botanico, nel 1883, questi giardini facevano parte del parco di Villa Corsini, teatro di feste galanti, aliene al trambusto popolare di Trastevere. Un tempo vi era dunque un distacco sociale, rispetto alla zona circostante, come se fosse un altro mondo.

All’epoca della Roma imperiale, la differenza fra questo luogo e la città era una linea: le Mura Aureliane arrivarono a lambire proprio questo territorio, ma non a includerlo. Pertanto, quando Roma era una grande metropoli dell’antichità, saremmo stati appena fuori dalla dimensione urbana, a pochi passi da dentro. La storia acquista ancora più importanza se si raggiungono le origini. Siamo infatti sulla riva destra del Tevere, cioè sulla sponda opposta rispetto al Palatino, dove è nata Roma. In quei tempi saremmo stati oltre i confini, in un territorio controllato da un altro popolo ostile, ma che tuttavia influenzò i latini: gli etruschi. Per la precisione siamo alle pendici del Gianicolo, dove la leggenda vuole che abitasse una divinità ancestrale di nome Giano, il dio dei “passaggi”. O meglio, Giano era considerato il sovrintendente di tutto ciò che passa, dal tempo allo spazio, ancora prima che ogni cosa avesse origine.

Pertanto, è stato suggestivo registrare qui, attraverso la pittura, la fotografia e il video, non solo il mutamento delle stagioni e il ritmo della natura, ma anche il passaggio da un terreno secco, asciutto ad uno fertile, bagnato e viceversa. In particolare, presso una foresta di bambù, i toni scuri ed ocra delle foglie cadute a terra si sono mescolati con quelli del cielo e del paesaggio circostante, creando un sottobosco di gocce e di colori.

E l’inizio della pioggia è stato rivelatore pure presso la settecentesca fontana degli Undici Zampilli, dove la tela si è inumidita, proprio negli istanti in cui è stata dipinta. Si è come dissolta, ma mantenendo parte della sua originale traccia, così come si intrecciano e si mescolano le radici degli esseri viventi con quelle del passato. Ciò rende tutto un confuso, ma più vicino. Ininterrotti passaggi da una realtà all’altra hanno infatti trasformato Roma stessa in un grande giardino, dove è cresciuta e si è costantemente rigenerata tanta civiltà.